L'Era Neozoica vide l'affermazione dell'uomo sulla Terra, con le sue grandi conquiste sia fisiche che mentali.
Già presente nella precedente Era, prima animale della foresta poi della savana, riunito in gruppi esplicò l'attività della ricerca del cibo e della caccia aiutandosi con pietre rozzamente appuntite o con legni trasformati in armi. Riuscì a sfruttare il fuoco e le caverne, a costruirsi ripari, a ricoprirsi di pelli, ad affinare le proprie tecniche e conoscenze che lo porteranno, alla fine del periodo Pleistocenico (da 2 milioni a 10.000 anni fa), ad essere presente in tutte le aree del mondo.
Durante questa Era, caratterizzata da periodi glaciali freddi ed interglaciali caldi, tutti gli animali moderni sono presenti sulla Terra. Solo alcuni, come il Mammut e l'orso delle caverne, si estinsero circa 20.000 anni fa.
L'Olocene è iniziato nell'intervallo compreso tra 12.000 e 9.000 anni fa, in concomitanza con il progressivo arretramento dei ghiacci dell'ultima grande glaciazione, caratterizzato dall'evoluzione della specie umana che, con l'homo sapiens e l'homo sapiens sapiens, circa tremila anni fa ha segnato la fine della preistoria. Per la geologia, il periodo olocenico è tuttora in atto.
Specie viventi: Mammut, Uomo di Neanderthal, Uomo di Cromagnon.
Nell'emisfero settentrionale del nostro pianeta, durante il Pleistocene, branchi di elefanti si trovarono ad affrontare i rigori delle glaciazioni.
Questi pachidermi, noti come Mammut, per sopportare le condizioni di freddo intenso svilupparono una folta pelliccia irsuta e notevoli spessori di grasso sottocutaneo.
Una gobba sulle spalle costituiva una ulteriore riserva energetica.
Il Mammut è fra gli animali della preistoria uno dei meglio conosciuti perché, essendosi estinto circa 10.000 anni fa, è stato possibile rinvenirne parecchi resti ben conservati.
Nei fanghi gelati della Siberia e dell'Alaska sono stati rinvenuti Mammut interamente congelati, addirittura con in bocca gli avanzi del loro ultimo pasto, per cui è stato facile ricostruirli anche nei più piccoli particolari e ipotizzarne le abitudini.
Erano animali migratori che si spostavano a seconda della stagioni per trovare le grandi quantità di cibo di cui avevano bisogno. La loro dieta erbivora includeva principalmente erba, conifere, salici, betulle, ontani e varie piante di contorno.
Le zanne erano molto sviluppate e più incurvate rispetto agli altri proboscidati.
Fu cacciato dall'uomo che ne mangiava le carni e ne utilizzava le grandi zanne per costruirsi capanne e ripari; la pelle era utilizzata per produrre indumenti e le ossa per fabbricare utensili.
Probabilmente la caccia eccessiva ne ha accelerato l'estinzione.
Il genere Sterculia comprende alberi e arbusti tropicali dalle grandi foglie simili a quelle dei castagni.
Il nome deriva dal Dio romano Sterculio e allude all'odore sgradevole dei fiori.
Il genere Sterculia è rappresentato, allo stato spontaneo, nelle regioni tropicali e temperato-calde dell'Asia, dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe. La massima diversificazione di specie si ha in India e in Cina.
Il genere comprende piante legnose, in gran parte alberi, propri delle regioni tropicali. In genere sono piante caducifoglie, che perdono le foglie durante la stagione secca. Le foglie sono piuttosto grandi, generalmente ovali o lobate.
La disposizione delle foglie sui rami è variabile; in alcune specie hanno una caratteristica disposizione verticillata.
I fiori, raccolti in infiorescenze, sono privi di veri petali; il calice ha però 5 lobi colorati che hanno l'apparenza di petali.
Il loro odore sgradevole ha dato nome al genere.
L'uomo di Neanderthal apparve circa 120.000 anni fa e si estinse circa 35.000 anni fa.
Sul territorio europeo fu largamente diffuso tra gli 80.000 e i 40.000 anni fa.
Fu rinvenuto per la prima volta nella valle del Neander, presso Düsseldorf in Germania, nel 1856.
In seguito vennero effettuati altri ritrovamenti un po' dovunque in Europa, Asia ed Africa.
L'abbondanza dei ritrovamenti e la loro completezza hanno permesso agli antropologi di delinearne accuratamente le caratteristiche.
Presentava un'elevata capacità cranica (tra i 1350 cc e i 1625 cc).
La parte occipitale del cranio era allungata posteriormente ed era caratterizzata da una prominenza denominata "chignon", la volta cranica era bassa, la faccia molto grande e prognata, la fronte sfuggente, le arcate sopraorbitali (torus) molto sviluppate, le fosse nasali ampie, il mento assente; lo sviluppo muscolare doveva essere notevole.
La statura media si aggirava presumibilmente attorno ai 165 centimetri.
Visse per un certo periodo contemporaneamente alle forme fossili dell'uomo attuale, con le quali condivideva lo stesso sistema di vita basato sulla caccia e sulla raccolta.
Da un punto di vista culturale i vari esemplari sono stati trovati associati ad industrie del Paleolitico medio.
Abbiamo inoltre resti di abitazioni in Francia (Trecassat) ed Unione Sovietica (Molodova).
Questo periodo vide anche l'apparizione delle prime pratiche religiose, legate al rituale funebre, con inumazione dei corpi nella quale il defunto era sempre posto in posizione rannicchiata e accompagnato da offerte di cibo e strumenti, o a pratiche di conservazione dei crani.
L'Homo Sapiens, specie in cui rientra anche l'Uomo di Cro-Magnon, fece la sua apparizione circa 35.000 anni or sono.
Si deve a questa forma fossile dell'uomo attuale la conquista dei continenti americano ed australiano.
Da un punto di vista antropologico l'Uomo di Cro-Magnon presentava lo stesso volume cerebrale dell'uomo attuale.
Il suo aspetto esteriore, sia nella struttura del cranio che in quella dello scheletro post-craniale, differiva per pochissimi particolari da quello di un individuo dei nostri giorni.
Questa specie sembra essersi differenziata in razze, ciascuna con caratteristiche proprie.
L'uomo di Cro-Magnon presentava statura alta, cranio allungato largo e basso, arcate sopra-orbitali meno sviluppate di quelle delle razze coeve, faccia larga e bassa con orbite di forma rettangolare.
Tutti i resti di uomo di Cro-Magnon sono stati trovati associati ad industrie del paleolitico superiore.
Risale a questo periodo la comparsa dell'arte, magnificamente testimoniata nelle grotte dell'area franco-cantabrica e negli oggetti di arte mobiliare (statuette, armi e strumenti scolpiti, oggetti di ornamento) rinvenuti un po' ovunque in Europa, e il differenziarsi delle pratiche religiose che non consistevano più soltanto in culti funerari, ma anche in altri riti il cui significato deve essere ancora interpretato.
Interessanti sono anche i resti di insediamenti, diversamente organizzati all'aperto o in grotta.
L'albero di Giuda o di Giudea o siliquastro è un albero appartenente alla famiglia delle Fabaceae, utilizzato come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, grazie alla sua resistenza all'atmosfera cittadina.
Secondo una leggenda, Giuda Iscariota avrebbe tradito Gesù sotto le fronde di uno di questi alberi e arbusti, salvo poi pentirsi e impiccarsi alla stessa pianta.
È solo una leggenda, però l'origine del nome, molto più prosaicamente, dovrebbe risalire a un'errata traduzione dal francese e la dicitura corretta per queste piante da esterno sarebbe "alberi di Giudea".
Il primo fossile di australopiteco venne scoperto negli anni venti a Taung, in Sudafrica, dall'antropologo Raymond Dart.
Il nome significa "scimmia del sud" (dal latino australis, "meridionale" e dal greco πίθηκος, "scimmia").
I primi Australopithecus si evolsero in Africa centro-orientale circa 4 milioni di anni fa. Si trattava di esseri con numerosi tratti comuni alle scimmie antropomorfe e all'uomo, con andatura fondamentalmente bipede, pronti ad arrampicarsi sui radi alberi della savana per sfuggire ai predatori o per trovare un rifugio sicuro dove passare la notte.
Gli australopiteci riuscirono ad affermarsi grazie una dieta onnivora, come ad esempio carcasse di grossi erbivori uccisi da altri predatori, oppure piccole prede catturate occasionalmente come roditori e uccelli ma anche bruchi e uova, radici, frutti ed altri cibi di origine vegetale.
Questo opportunismo permise agli australopiteci di diffondersi in gran parte del continente africano. Piuttosto piccoli e gracili, di altezza compresa fra i 120 e i 150 cm. Simili agli attuali gorilla, avevano la mandibola molto robusta e munita di denti forti ed appiattiti, con canini poco pronunciati e premolari e molari forti e dallo smalto ispessito, gli arti anteriori avevano la stessa lunghezza di quelli posteriori, nei quali l'opponibilità del pollice era stata praticamente persa per supportare un'andatura bipede.
La caratteristica come un adattamento all'avanzata della savana in seguito ai cambiamenti climatici che interessarono l'Africa centro-orientale attorno ai 10 milioni di anni fa: l'andatura eretta consentiva agli australopitechi di ergersi al di sopra dell'erba alta ed osservare agevolmente i dintorni, individuando fonti di cibo o di pericolo.
Si pensa che essi non abbiano sviluppato alcuna forma di linguaggio.
Homo erectus (dal latino erectus, "che sta dritto") è una specie di ominidi estinta appartenente al genere Homo.
Si ritiene comunemente che sia stato il primo a lavorare ed utilizzare pietre bifacciali, e ad utilizzare il fuoco, innovazioni che gli hanno permesso probabilmente la lavorazione delle pelli e un uso più elaborato degli alimenti rispetto agli uomini primitivi precedenti.
Tra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa Homo erectus migrò dall'Est Africa colonizzando altre parti del vecchio continente. Vi è chi sostiene che, specie autoctona asiatica, H.erectus sia poi migrato in Africa.
Oggi noi sappiamo tuttavia che l’Homo erectus, come è stato poi ribattezzato, era un ominide più evoluto rispetto al genere Australopithecus.
Homo erectus aveva una capacità cranica maggiore rispetto all’Homo habilis ed una notevole somiglianza con gli esseri umani moderni. I membri della specie H.erectus erano piuttosto alti.
La Riviera Francese, era occupato da membri della specie erectus, alcuni studiosi continuano a ritenere che l'utilizzo del fuoco fosse raro nella specie, e che sia stato più caratteristico di specie avanzate del genere Homo neanderthalensis.
Va precisato, però, che i fossili dimostrano come l'anatomia delle vie aeree dell'erectus non gli permettesse di produrre suoni di una complessità paragonabile a quella del linguaggio moderno.